Dobbiaco per Mahler 3

Il Canto della Terra, e il maso di Mahler... allo zoo

Recensione
classica

«Amico mio, in questo mondo non mi ha proprio sorriso la fortuna. Dove vado? Vado a vagare tra i monti. A cercare pace per il mio cuore solitario».

È Mahler a Dobbiaco, non c’è alcun dubbio. Potrebbe aver scritto così a Bruno Walter, in quei primi giorni di giugno del 1908, mentre lasciava ancora una volta Vienna per raggiungere le sue Dolomiti.

E invece, si tratta dei versi di una lirica di Wang-Wei, il poeta cinese dell’VIII secolo cui il compositore attinse per l’ultimo lied del Canto della Terra, Der Abschied (Il congedo). Questa è solo una delle tante situazioni che in Das Lied von der Erde mettono in contatto l’uomo e l’artista, l’universale con il particolare, il tema della natura e Dobbiaco, l’altro e l’io. Sembrano concetti difficili, suggestioni, supposizioni forzate, ma tutto trova un senso nell’ascolto di questo capolavoro, anche grazie alle nuove lenti che le conferenze dei “Dialoghi mahleriani” e i panorami della Val Pusteria ci hanno offerto.

Sabato sera, 22 luglio, l’esecuzione è stata affidata a Markus Stenz, che davanti ad una sala gremita – e alla presenza del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano - ha diretto l’Orchestra Filarmonica della Fenice assieme al mezzosoprano Stefanie Irányi (in sostituzione dell’annunciata Ingeborg Danz) e al tenore Maximilian Schmitt. In un’opera in cui Mahler attiva un processo di soggettivazione, come ha spiegato efficacemente in una conferenza Federico Celestini (Università di Innsbruck), la lettura di Stenz si sofferma piuttosto sul processo che a ciò conduce, ossia l’estraneazione. Le attese si allungano, i silenzi sprofondano come voragini, le melodie pentatoniche negli interventi dei fiati si impongono, la ripetizione finale con quell’estatico “ewig” (sempre) non si dissolve nell’universo ma ritorna ipnotica, presente. Qui e nel secondo lied (Der Einsame im Herbst) si sentiva la mancanza di una tinta più introspettiva, come è stata ben ricreata, invece, nell’ultima parte del quarto lied (Die Schönheit). I cantanti, seppur non sempre chiaramente distinguibili sopra l’orchestra, regalavano un’interpretazione sicura. Degni di nota l’intermezzo orchestrale nell’ultima sezione, lì dove la lirica cinese cambia l’autore e dove nella musica s’insinua un’emozionante tema del destino, nonché l’esaltazione della parte centrale del quarto lied.

Mahler aveva cercato qualcosa di altro da sé, qualcosa di diverso in questa nuova opera, che è difficile da classificare: non è una sinfonia ma nemmeno solo un ciclo di lieder, non è musica orientale vera ma neppure prettamente occidentale, è un’altra cosa ed è nuova. Questa stessa alterità, questa estraneazione del vissuto di un individuo, era un tema assai presente nella capitale asburgica in quei decenni, come è stato sottolineato, giovedì 20 luglio, nell’intervento della germanista Hildegard Kernmayer (Università di Graz). Lo sviluppo socio-economico di Vienna, l’urbanizzazione, l’aumento impressionante della popolazione in breve tempo e la proletarizzazione della società borghese avevano portato a tutti quegli isterismi oggetto di studio della psicoanalisi di Sigmund Freud.

Con questo concerto si conclude il nostro blog dalle Settimane musicali Gustav Mahler di Dobbiaco, dopo giornate intense di ascolti, discussioni e camminate. In cinque giorni abbiamo potuto assistere a cinque concerti molto interessanti, sia per l’eccezionalità degli interpreti (nonostante tre sostituzioni!) sia per la particolarità dei programmi musicali, che ci hanno restituito uno spaccato dell’epoca moderna (Wagner, Brahms, Schönberg, Kodaly, Mahler, Berg, Debussy, Ravel, Boulanger – in ordine cronologico di composizione delle opere ascoltate), partendo dai capisaldi della musica mitteleuropea (Beethoven, Schubert, Mendelssohn) e sconfinando in un tempo a noi più vicino (Britten, Widmann).

Dobbiamo spendere almeno due parole sui concerti del 20 e 21 luglio. Il primo è stato un concerto liederistico, dove abbiamo apprezzato il bravissimo Hanno Müller-Brachmann, basso-baritono di grande personalità interpretativa. La sua voce suadente e cangiante, capace di un suono pieno e rotondo come di lunghissimi filati, ha incantato nei Rückert-Lieder di Mahler (emozionanti “Um Mitternacht” e “Ich bin der Welt abhanden gekommen”) e nei lieder di Schubert su testi di Goethe, sostenuto da un’intesa perfetta con il pianista Malcolm Martineau.

Il giorno seguente, per il secondo appuntamento del “Lockenhaus on Tour”, abbiamo ascoltato nuovamente il violoncellista Altstaedt ed il pianista Madžar, questa volta assieme al violinista Barnabas Kelemen, altro giovane fuoriclasse. Perfetto il loro equilibrio nel Trio di Beethoven op. 70 n. 2 ed appassionante quello di Ravel. Il Duo per violino e violoncello op. 7 di Kodaly, dove forma e armonia non regalano certezze all’ascoltatore, erano sorretti dal suono e dalle idee di Kelemen e Altstaedt, in un caleidoscopio di intenzioni musicali che rendevano l’ascolto godibilissimo.

Venerdì c’è stato il tempo anche per una escursione sui luoghi mahleriani, organizzata dal festival. Abbiamo raggiunto Maso Trenker e visitato la casetta di composizione di Mahler, situata nella località di Carbonin Vecchia, raggiungibile con una breve e facile passeggiata da Dobbiaco. L’eccezionalità di questa piccola casetta di legno, fatta costruire appositamente dal compositore per poter creare in assoluta tranquillità, è quella di essere l’unica ancora del tutto originale, dopo cent’anni, rispetto alle altre due casette presenti in Austria. Quello che più sorprende, però, è trovarla all’interno di un parco zoologico con tanto di biglietto d’ingresso, mangime per gli animali e giochi per i bambini. Dal Comune di Dobbiaco ci assicurano che sono in atto delle trattative per una adeguata valorizzazione e conservazione.

«Ci stiamo attivando per le opere manutentorie e conservative della casetta – dichiara Guido Bocher, sindaco di Dobbiaco – e per avere la disponibilità di rendere visitabili anche i locali al primo piano di Maso Trenker, dove Mahler soggiornò per tre estati consecutive. Siamo consci della fortuna che abbiamo e ci onora il fatto che un musicista così importante abbia soggiornato a Dobbiaco e qui abbia scritto le sue opere più significative». Le stesse rassicurazioni provengono da Christian Furtschegger, assessore alla cultura di Dobbiaco. «È stato compiuto in questi giorni un importante passo avanti – ci aggiorna Furtschegger – con la decisione di creare una Fondazione intitolata a Gustav Mahler, cosa che avverrà in queste settimane grazie ad un’intesa con la Provincia di Bolzano e il Comune di Dobbiaco. Questo è il frutto di un lavoro costante degli ultimi anni e che ora sancisce la consapevolezza della figura universale di Mahler e l’importanza di valorizzarne la presenza in questi luoghi. Rispetto alla situazione della casetta di composizione, il fatto di trovarsi all’interno di un parco recintato ha comunque permesso, in questi anni, di controllarne l’accesso. Possiamo assicurare che siamo in dialogo continuo con i proprietari del terreno per una migliore fruizione, nella direzione di un salto di qualità».

I concerti nell'ambito delle Settimane Musicali Gustav Mahler potranno essere ascoltati a breve sul canale YouTube Südtirol in concert.

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