A Salisburgo vince Chung

Delude invece il Mahler di Welser-Möst

Recensione
classica
A completare l'omaggio alla Walküre che 50 anni fa inaugurò nel 1967 l'Osterfestspiele, al Salzburg Museum è allestita una mostra con fotografie, documenti sonori, recensioni della storica edizione diretta da Karajan nel marzo 1967. Una sola la testimonianza video, tratta dal film di François Reichenbach Naissance d'un opéra, Die Walküre (France Opéra Film, 1966-69); in compenso molte immagini di "come eravamo" in quell'anno, dai Beatles a Soraya, dallo Scià di Persia ormai sposato a Farah Diba, alle rivolte studentesche a Vienna, a Peter Handke ragazzo che legge chissà quale proclama. E poi libere e ardite associazioni con 2001 Odissea nello spazio e 007 Si vive solo due volte, entrambi datati 1967, che evocano immagini spaziali come le scenografie inventate all'epoca da Günter Schneider-Siemssen e ora riviste nell'allestimento di qualche giorno fa. Il pezzo forte sono naturalmente le foto delle prove dello spettacolo con Karajan che si fa infilzare al posto di Siegmund o, lo sguardo allucinato, trascina con sé il gruppo delle vergini armate. Scarse invece le immagini degli interpreti, forse per evitare altri imbarazzanti rimpianti.

Comunque un salutare percorso per il visitatore che volesse riprendersi dall'ascolto della Nona di Mahler diretta da Franz Welser-Möst il 9 aprile, alla guida della Sächsische Staatskapelle Dresden. Spiace dirlo, anche perché la noia non fa parte delle categorie estetiche, ma si è avuta l'impressione che il maestro austriaco abbia analizzato in profondità la partitura senza riuscire più a ricomporla in una visione unitaria, col rischio di procedere per accumulazione di episodi, se non addirittura di scoordinamento fra le parti orchestrali (specie nel Primo movimento).

Con tutt'altro esito invece il concerto della sera seguente, sempre con la Sächsische Staatskapelle Dresden, ma con Myung-Whun Chung sul podio. Nella prima parte del programma il Requiem di Fauré che ha mostrato, se mai ce ne fosse bisogno, come il direttore coreano sia in grado di calibrare alla perfezione sonorità leggere, quasi sognanti, che per contrasto danno maggiore corposità ai pochi momenti di cupezza escatologica (il "judicare saeculum per igne" faceva venire i brividi). L'esecuzione si è valsa di due voci d'eccezione, Anna Prohaska e Adrian Eröd, limpide, di assoluta precisione, nonché del coro della Bayerischen Rundfunks. A seguire la monumentale Sinfonia n. 3 di Saint-Saëns (all'organo, la star Cameron Carpenter), dove Myung-Whun Chung ha dato prova di vigore sempre controllatissimo. Insomma una serata da ricordare con piacere.

Chi scrive non ha potuto assistere alla matinée con Lohengrin di Sciarrino, ma c'è da contare che in futuro la presenza al festival dell'opera da camera contemporanea diventi un'abitudine, perché l'anno venturo è previsto Satyricon di Maderna. Il cartellone del 2018 è già fissato, comprende Tosca diretta da Thielemann, protagonista Anja Harteros, regia di Philipp Stölzl (che qui ha firmato due anni fa Cavalleria rusticana e Pagliacci); un concerto diretto da Orozco-Estrada con Preludio sinfonico di Puccini, il Concerto per due pianoforti di Mozart (soliste le sorelle Labeque) e la Symphonie fantastique di Berlioz; due gli appuntamenti con Thielemann: per Le Ebridi di Mendelssohn, il Concerto per violoncello di Schumann (solista Sol Gabetta) e la Seconda di Brahms, e in seconda serata per la Terza di Mahler (con Elina Garancia). Ad arricchire la rassegna La Passione secondo Giovanni di Bach, diretta da Herreweghe.

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