Il ritorno di Muti alla Scala

Un incontro con Arruga e una mostra celebrativa

Recensione
classica
Sala piena, ieri sera alla Scala, il sovrintendente Pereira si raccomanda di fare un'accoglienza calorosa a Riccardo Muti in modo che si senta a casa e sia invogliato a tornare a dirigere alla Scala (il previsto passaggio con la Chicago Symphony non vale), ma sono raccomandazioni superflue perché il maestro viene salutato da una lunga standing ovation. Lorenzo Arruga vorrebbe porgli la prima domanda, ma l'altro lo zittisce facendo cenno al Quartetto della Scala di entrare. Nessuno ha avvertito l'intervistatore che la loro chiacchierata sarà intervallata da alcuni movimenti di quartetti mozartiani. Iniziato con uno scollamento, l'incontro finisce con un altro, perché Muti che ha a lungo parlato di quale etusiasmo scatena fra il pubblico quando dirige "Va pensiero", vorrebbe farlo riascoltare in chiusura, ma il video non è disponibile e gli proiettano come succedaneo un "Amami Alfredo" della Fabbricini. A parte questi piccoli disguidi organizzativi l'incontro col maestro è stato un successo, per suo merito perché ha dato prova di essere padrone assoluto del palcoscenico, inanellando aneddoti, ricordi, frecciate. Queste ultime indirizzate ai politici tradizionalmente disinteressati alla musica. ai direttori d'orchestra imberbi che non studiano più composizione o si bracciano come Totò o Jerry Lewis, ai critici musicali che per esibire la loro scienza terrorizzano il pubblico innocente, perché la musica è rapimento non comprensione. Insomma un fuoco di fila di grande verve, facilitato dal fatto che per sua stessa ammissione a 75 anni non ha nulla da perdere e non deve rendere conto a nessuno.

Questo per quanto riguarda la presenza fisica del maestro al Piermarini, perché al museo si è appena inaugurata la mostra Riccardo Muti - Gli anni della Scala, curata da Lorenzo Arruga, in collaborazione con Valentina Dellavia e Luca Scarzella. Un'esposizione labirintica da non perdere perché rende conto della quantità di lavoro fatta dal maestro alla Scala e di quale calibro sono stati gli artisti e i registi a lui vicini. Foto, video, qualche indimenticabile costume, tutto è immerso nel buio con un bell'effetto, ma anche qualche difficoltà per il visitatore che non riesce a vedere le cuffie per l'ascolto e rimetterle a posto perché l'oscurità si fa via via sempre più densa. In compenso, tanti spettacoli che all'epoca parevano quasi di routine, per quanto dorata, oggi acquistano maggiore spessore e maggiore importanza per la storia stessa della Scala.

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