Concerto per un amico

A Nuoro Jazz l’omaggio a Marco Tamburini.

Recensione
jazz
Nelle lunghe notti di Nuoro Jazz, quando le lezioni e i concerti lasciano spazio alle jam session, non era difficile vederlo in mezzo agli allievi, per duettare con i più esperti o per dare una mano ai giovanissimi, aiutandoli a non perdersi tra quegli accordi che scorrevano via troppo in fretta per le loro dita. Marco Tamburini era entrato ufficialmente nella squadra docenti dei seminari nuoresi lo scorso anno, dopo una sorta di passaggio di consegne nel 2013, quando vecchi e nuovi docenti dei corsi fondati da Paolo Fresu si erano ritrovati insieme nella cittadina sarda nella storica venticinquesima edizione. Il trombettista bolognese era diventato rapidamente una colonna portante di Nuoro Jazz, dentro e fuori dalla scuola. Serio quanto basta da non prendersi mai sul serio, con il suo strumento era un punto di riferimento a tutto tondo.

Ed è proprio in quella serata finale del 2013 che il pubblico è stato catapultato sabato scorso durante “Peace: concerto per un amico”. Alle spalle del palco, in primo piano su un megaschermo, un ragazzone che improvvisa su un blues, concentrato sulla sua tromba. Molti dei volti che si vedono sullo schermo (da Roberto Cipelli a Dado Moroni, Cinzia Spata, Emanuele Cisi, Fulvio Sigurtà, Marcella Carboni e tanti altri) sono anche lì in piedi, sul palco dell’Auditorium nuorese. Marco Tamburini non è più tra loro – e questo concerto è tutto per lui – ma c’è ancora quel blues da suonare insieme. L’immagine sullo schermo si allarga, il suono della tromba di Tamburini è ancora nell’aria, i riflettori si accendono e tutti i docenti, sul palco, riprendono da quelle note per suonare all’unisono con un piglio energico e deciso che con molta probabilità non gli sarebbe dispiaciuto.

Non è stato un impegno facile per chi doveva esibirsi: i musicisti hanno detto poche, misurate parole per ricordarlo, lasciando che la musica raccontasse il resto. Lo stesso Paolo Fresu, in veste di ex direttore, ha voluto esserci e ha fatto capolino con discrezione solo qualche volta, lasciando il segno in quei brevi momenti. Nel dialogo con la voce di Francesca Corrias, la luminosa grazia della cantante cagliaritana e il lirismo cristallino di Fresu hanno creato uno dei momenti più toccanti della serata, per poi lasciare spazio al rodatissimo interplay del suo sfrenato Devil Quartet con Bebo Ferra, Paolino Dalla Porta e Stefano Bagnoli. C’è spazio per stili molto diversi – la chitarra affilata e tagliente di Enrico Merlin ne è un’altra dimostrazione – e chi seguiva le tournée di Tamburini, tra festival jazz e palchi del pop, sa bene quanto questo fosse una cartina tornasole della sua idea di musica: i paletti li lasciava agli altri, bisognava pensare a suonare bene e a divertirsi, possibilmente in egual misura. Ed è con questo intento che Nuoro Jazz ha voluto salutarlo.

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