Le Fêtes musicales secondo Richter

Un pianoforte nella campagna francese

Recensione
classica
Tutto cominciò nel 1963. Sviatoslav Richter approdò nella campagna di Tours, allora sperduta, senza l’ombra dei centri commerciali e industriali che nel frattempo sono spuntati. E trovò la “Grange de Meslay”. Ovvero quello che resta di un’impresa agricola medievale gestita dai monaci. L’anno dopo qui nacque un festival che vide sfilare molti degli amici del maestro russo: Elisabeth Schwarzopf, Dietrich Fischer-Dieskau, Pierre Boulez e gli altri. La scomparsa del pianista nel 1997 non ha fermato il festival, oggi diretto dal vulcanico René Martin, il direttore artistico pure delle Folles journées e della Roque d’Anthéron. Con lo spirito di Richter che continua ad aleggiare, il pianoforte la fa sempre da padrone. E certo Martin non ha problemi a fare venire i nomi in vista del mondo della tastiera. In realtà, erano tre gli ospiti d’onore dell’edizione 2015: il pianoforte ovviamente, il quartetto d’archi e Bach. Con lo strumento di Richter (si fa per dire), si sono cimentati tra gli altri Claire Désert, Stephen Hough, Bertrand Chamayou. (Quest' ultimo ormai uno degli esponenti più raffinati della scuola francese: specie il suo Ravel dei Miroirs e di una Pavane pour une infante défunte in bis ha confermato la tecnica e la sensibilità del pianista 34enne.) Poi c’è il quartetto: specie quello Modigliani che ha aperto i fuochi insieme al pianista Adam Laloum. Ed infine, Bach non manca mai: quest’anno, gli rendeva omaggio l’ensemble Concerto Budapest. Per il pubblico c’è un’aria campestre alla Grange de Meslay, dove si viene accolti da due oche, vere vestali del luogo.

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