Etichetta senza distributore

Il caso della Innova Records

Recensione
classica
La scorsa estate mi è capitato di registrare un nuovo lavoro per pianoforte e orchestra, composto da Ann Millikan, musicista californiana residente a Saint Paul, Minnesota. Eravamo in Bulgaria, con l’Orchestra della Radio di Sofia e Grigor Palikarov sul podio. È stata un’esperienza interessante ed istruttiva per più di un aspetto. Innanzitutto ho avuto una concreta dimostrazione dello spirito imprenditoriale – nel senso migliore del termine – che anima molti giovani compositori americani, per i quali il disco rappresenta davvero uno strumento di promozione e un investimento. Non è così lapalissiano, come sembrerebbe d’acchito. Anche in Italia i compositori autoproducono i propri cd, ma di solito la promozione e l’investimento consistono in una copiosa quantità di spedizioni a direttori artistici, enti, musicisti, musicologi; i quali, di solito, sono talmente indaffarati da non rispondere nemmeno, né perdono un minuto ad ascoltare – alla faccia della curiosità. Le dinamiche del potere, è noto, si basano anche sulla “non risposta”. In America, e credo anche in altri paesi (per esempio la Germania o i paesi dell’Europa settentrionale) ciò accade meno. Buon per loro. Fatto sta che il cd è già valso a Millikan un prestigioso premio (consistente in una cospicua somma di danaro), contatti concreti con Saint Paul Chamber Orchestra, una esecuzione – in prima assoluta – con la Filarmonica di Torino e l’inclusione tra i compositori prescelti da Orpheus Chamber Orchestra, per l’ulteriore selezione: una commissione da eseguirsi a Carnegie Hall. Certo la qualità della musica era buona, ma in tanti casi nostrani questo purtroppo non basta. Un altro aspetto interessante della faccenda è rappresentato dalla etichetta discografica. Che purtroppo non è distribuita in Italia. La Innova Records è, assieme a Tzadik e Cold Blue, una delle realtà più interessanti della scena discografica di oggi.Vi è uno specchio della produzione contemporanea, con autori che purtroppo il nostro pubblico ignora. Faccio dei nomi, tratti dal catalogo Innova “New Classical” (vi sono anche Experimental, Jazz, World Music etc.) sperando di provocare una curiosità d’ascolto: Christopher Adler, Paul Schoenfield, Michael Fiday, Andrew Violette, Henry Brant (con una “quasi integrale” dell’opera), Cornelius Dufallo, Jeremy Beck, naturalmente Ann Millikan e molte, molte altre voci. Buon Ascolto.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: per il Maggio della Musica

classica

Nuova opera sul dramma dell’emigrazione

classica

Al Theater Basel L’incoronazione di Poppea di Monteverdi e il Requiem di Mozart in versione scenica