Evan Parker e le vuvuzelas

Mondiali in Sudafrica 1/ Aprirsi all'ascolto

Recensione
jazz
Si fa un gran parlare, anche negli interessanti interventi del blog del “Giornale della Musica”, di rapporto tra arte e ascoltatori, tra contesti e contestatori. Scherzando con un amico – tra l’altro originale artista e profondo conoscitore delle più svariate sperimentazioni sonore – sulla assordante mania delle vuvuzelas, le trombette dei tifosi del Mondiale in SudAfrica, abbiamo esclamato: "e poi dicono che ai tifosi di calcio non piacerebbe Evan Parker!". Al di là dell’ironia, è proprio da questi assurdi cortocircuiti di senso che possono nascere spunti e riflessioni forse più "instabili", ma anche meno prevedibili di quelle che tutti inevitabilmente facciamo quando assumiamo un punto di osservazione (il nostro, ovviamente!) che dà per scontati alcuni assunti. È un po’ la dannazione dell’ascoltatore evoluto, quella di allargare le proprie conoscenze e approfondire i livelli di senso e di emozione che la musica offre, per trovarsi poi magari a non avere più la freschezza per rapportarsi in modo libero con quello che non rientra nei criteri a lui noti. È uno dei motivi della persistente e malcelata avversità degli ambienti accademici per quanto è "popular", così come è uno dei motivi per cui molte persone, che non hanno abitudine a curiosare nelle cose di musica, si sentono respinte da nuove esperienze sonore. È un po’ la dannazione di chi cerca nella musica sempre qualcosa di nuovo (ossessione meravigliosa quanto oziosamente lussuosa), mentre il "resto del mondo" cerca conferme e non vuole sorprese, dal fan metal che vuole sentire sempre lo stesso assolo al boom del revival di ogni latitudine, passando per l’illusione "indie" che l’ultimo songwriter sia davvero "something new". Alla fine la matassa non si sbroglia ed è meglio così, fidatevi! Per parte mia potrei dirvi che farsi ossessionare da Sun Ra o da Al Green arricchisce la vita quanto farsi sedurre da un lavoro di Kagel o da un samba di Noel Rosa, ben consci che un’opera cinese kunqu del 1500 suonerà alle vostre orecchie più "aliena" dei Kraftwerk (provare per credere!). Ma voi potreste raccontarmi tutta un’altra storia, che vi siete commossi all’ascolto di quel disco Ecm che io ho trovato algido e noioso. È così e non va poi così male (le ottusità dei nostri governanti, quelle sì, fanno male): intanto proviamo a chiedere alla Fifa di diffondere un solo di Evan Parker prima di ogni partita mondiale, i tifosi apprezzeranno! Oppure contesteranno in coro che Evan Parker è un vecchio e che loro, con le ronzanti vuvuzelas, stanno suonando un brano di Otomo Yoshihide?



Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

jazz

Bel successo di pubblico per la prima edizione dello storico festival diretta da Joe Lovano

jazz

Applausi al teatro Bonci di Cesena per il debutto della suite Psycho-Chambers (Prisms #1 #2 #3) della Exploding Star Orchestra

jazz

Rob Mazurek, Fabrizio Puglisi e l'Orchestra Creativa del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara in concerto a Bologna