Sant'Anna Arresi 1 | Aspettando Taylor

Non solo Cecil al festival sardo, sempre fuori dal coro

Recensione
jazz
In Quattro vite jazz, recentemente tradotto da Minimum Fax, A.B. Spellman negli anni Sessanta fa intervenire come testimone (andiamo a memoria) il bassista Buell Neidlinger, che racconta di come i gestori dei locali chiedessero a Cecil Taylor di interrompere il flusso della sua musica, perché se no i clienti non consumavano; e conclude dicendo pressapoco: «Ti immagini uno Stravinski a cui dicono di smettere di suonare per servire i drink?».

Tirando in ballo Stravinski, Neidlinger - e Spellman che lo fa parlare - non stanno ricorrendo ad un'iperbole: quello che vogliono dire è proprio che la statura di Taylor è veramente paragonabile a quella dell'autore della Sagra della primavera. E mezzo secolo dopo, come dare loro torto? Da tempo Taylor, oggi ottantaquattrenne, grazie a Dio non deve più vedersela con i gestori dei locali. Però: proviamo ad immaginare uno Stravinski dei nostri giorni, una figura monumentale della musica classica arrivata alla veneranda età di Taylor. Tutti farebbero a gara a cercare di proporlo in concerti e festival. E Taylor? Non è così richiesto: in Europa viene raramente, e quest'estate sono solo due i festival che si ricordano che averlo ancora in attività è un privilegio che non ci si può permettere di sprecare: Ai confini tra Sardegna e jazz, la rassegna di Sant'Anna Arresi, da sempre fuori dal coro, e un altro festival glorioso, quello svizzero di Willisau, vicino a Lucerna. Giovedì a Sant'Anna e domenica a Willisau, Taylor si produrrà in solo, una dimensione di cui è un maestro inarrivabile.

Nell'attesa di Cecil, Ai confini tra Sardegna e jazz ha degli altri Taylor di tutto rispetto da mettere in campo. Fra i primi concerti si è potuta una volta di più apprezzare l'intelligenza di Chad Taylor: giocava in trasferta, perché pur essendo in confidenza con Joshua Abrams, non è il batterista abituale della Natural Information Society del contrabbassista, ma è entrato subito in sintonia con la sua singolare estetica. Che diventa specialmente suggestiva quando Abrams lascia il contrabbasso e imbraccia il guembri, strumento a corda cruciale nella musica dei gnawa marocchini, nel produrre la transe. Abrams suona il guembri con il tocco, il temperamento giusto, e in combinazione con l'armonium di Lisa Alvarado, che completa il trio, l'effetto è splendidamente ipnotico: ad un certo punto l'atmosfera creata dal discretissimo armonium sembra uscita dalla penna di Messiaen, e questa sorta di Messiaen "rimissato" dal ritmo del guembri è veramente impagabile. A tratti Taylor suona le castagnette, altro strumento caratteristico della musica gnawa, mentre è fantastico il suo modo sobriamente africaneggiante di utilizzare la batteria. In qualche momento da Sant'Anna, due passi da Capo Teulada, ci si sente trasportati a Essaouira sull'Atlantico.

La ventottesima edizione di Ai confini tra Sardegna e jazz è saggiamente ripartita fra grandi vecchi e grandi giovani: gli ultimi giorni della rassegna, da giovedì a sabato, saranno appannaggio dei primi, con, oltre a Cecil Taylor, Amiri Baraka e Marshall Allen. Fra i grandi giovani che hanno brillato in queste prime sere, ecco Peter Evans, trombettista newyorkese che è tra i personaggi che gli appassionati di jazz d'avanguardia e di musica improvvisata in questi ultimissimi anni seguono con maggiore attenzione. Evans è apparso come guest di Talibam!, gruppo guidato dal sassofonista inglese Alan Wilkinson, sax alto e baritono. Free, ma con una fisionomia estremamente libera sia rispetto agli stilemi del free neroamericano storico che dell'improvvisazione radicale europea. Musica di grande impatto, energia, verve, dal corroborante gusto parossistico, anfetaminico, ipercinetico, a volte dalle venature ayleriane, con tastiere e voce (Matt Mottel) e batteria (Kevin Shea) con inclinazioni pop-rock anche vintage anni settanta, e uno humour surreale, mentre Evans, tromba e pocket trumpet, suona free ma non da trombettista "free", lasciando trasparire un background classico, di tromba contemporanea alla Stockhausen quanto di musica antica. Nel bis una citazione lisergica di "Space Is the Place" di Sun Ra, a cui questa edizione di Sant'Anna Arresi è dedicata. Un vero spasso.

E tra i giovani fuoriclasse, ecco ancora un altro Taylor, Taylor Ho Bynum, che si è esibito col gruppo tutte stelle Living By Lanterns, su cui torneremo.

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

jazz

Usato sicuro e un tocco british per il quarantunesimo Cully Jazz

jazz

Bel successo di pubblico per la prima edizione dello storico festival diretta da Joe Lovano

jazz

Applausi al teatro Bonci di Cesena per il debutto della suite Psycho-Chambers (Prisms #1 #2 #3) della Exploding Star Orchestra