Band in Taiwan | 2

La parata inaugurale, fra Lady Gaga e telefilm americani

Recensione
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Mentre tutta Taiwan celebra il “Lady Gaga Day” (qui la “g” è pronunciata “c”, con il risultato che immaginate), la città di Chiayi - incurante della visita della diva - inaugura il suo band festival. Chiayi (pronuncia gia-hi, duecentosettantamila abitanti a un’ora e mezza di alta velocità da Taipei), ospita il festival delle bande, più in piccolo, da vent’anni: a partire dalle cinque bande della prima edizione, il festival è diventato l’avvenimento di punta della Chiayi County e il modello americano di marching band, importato prima nelle scuole superiori, si sta estendendo grazie alla popolarità della rassegna e delle competizioni fra istituti anche alle elementari. Il risultato è che la parata inaugurale si snoda per svariate ore, per un totale di quattromila partecipanti fra musicisti e majorette. Nell’anno del centenario, spinto dall’energica sindachessa (nonché vicesegretaria e astro nascente nazionale del Kuomintang, il partito nazionalista), il festival ha inglobato il meeting della WASBE (World Association for Symphonic Bands and Ensembles: ospiterà una quindicina di concerti di grande livello, con le formazioni bandistiche più prestigiose al mondo, il congresso e una miriade di eventi collaterali per un totale di novanta milioni di dollari taiwanesi di fondi (un po’ più di due milioni di euro). L’inaugurazione a cui siamo invitati è in buona parte dedicata alle formazioni scolastiche locali, nonostante qualche ospite straniero, fra cui un manipolo di bionde cheerleader croate e una fenomenale banda ucraina che si esibisce in brani swing, samba e in un curioso sirtaki (e siamo ancora qui a chiedersi cosa sia la “world music”). Ogni scuola ha la sua divisa (si va dai marinaretti ad un misto fra un bersagliere e un tamburino ottocentesco, declinato in varie tinte una più lisergica dell’altra). I più grandi marciano a file serrate, a tempo come un orologio made in Taiwan; ai più piccoli è concessa una – minima – licenza, e le file si fanno meno rigide. Tra una formazione e l’altra, le cheerleader propongono coregrafie all’insegna del sincretismo culturale più spinto, da Bollywood alla danza dei sette veli, non tralasciando le danze tradizionali locali. Il repertorio propone a rotazione trascrizioni di brani pop (dai Beatles a Bon Jovi ai Black Eyed Peas e – ça va sans dire – l'orgoglio nazionale: Lady Gaga), sigle di telefilm, musical...
A Taiwan ogni contea (sono sedici) ha un suo grande centro culturale, con biblioteche e musei. Quello di Chiayi ospita uno splendido museo degli strumenti musicali tradizionali: non strumenti antichi, ma vivi, suonabili. Un catalogo tangibile di cultura musicale, a disposizione di turisti e locali. La tradizione musicale cinese importata è rimasta piuttosto invariata dalla fondazione della Repubblica, per cui non esistono - ad esempio - strumenti musicali taiwanesi diversi da quelli cinesi (a differenza della cucina, che ha incorporato varie tradizioni regionali della "grande Cina" e ha sviluppato numerosi piatti originali) e la musica sentita come "nazionale" non è diversa da quella cinese. Pur solidamente risoluta a preservare il proprio passato, e forse anche per le troppe somiglianze con la non amata "madre" Cina, Taiwan ritrova così nelle bande musicali una delle sue tradizioni contemporanee più vivaci. Una tradizione d’importazione, ma non per questo meno significativa nè meno utile per sintonizzarsi con lo spirito del Paese: Oriente e Occidente - si diceva - sono qui due mondi insieme ben separati e perfettamente compatibili, anche nella musica.

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