Talento senza età

L'emozione di ascoltare Aldo Ciccolini

Recensione
classica
Leggevo, giorni fa, il pregevole intervento di Alessandro Roveri sul blog del GdM, in cui - partendo dalla notizia del fallimento di Philadelphia Orchestra – ci si spinge a prospettare, o più semplicemente suggerire, scenari futuribili in cui la musica colta debba, per riconquistare un pubblico e soprattutto avvicinarsi ai giovani, rinunciare alla propria integrità “etica”, e proporsi in nuove vesti. Ad esempio non più i brani interi di una sinfonia, ma solo alcune parti. Gli strumentisti di un’orchestra bravi sì, ma soprattutto capaci di “mettersi in gioco”, come i protagonosti della You Tube Orchestra. Fino all’affermazione finale: recuperare un rapporto col pubblico è prevalente rispetto alla missione artistica. Sono affermazioni forti, che gettano un musicista nella preoccupazione e persino nello sconforto: rendersi conto che i principi e i modelli culturali su cui abbiamo costruito la nostra vita professionale e artistica non contano più, sono roba scaduta, non è facile. Soprattutto perchè, poi, la domanda che sorge spontanea è: ma se la missione artistica non è il più importante dei nostri traguardi, a che pro recuperare un rapporto col pubblico? Non è forse per fargli ascoltare una Sonata di Schubert che lo chiamiamo a raccolta? O invece il fine ultimo sarebbe quello di avere folle plaudenti, indipendentemente da “cosa” debbano ascoltare e applaudire? Con la musica che diventa solo un mezzo, persino un po’ truffaldino, per riempire le sale - a questo punto non si sa bene di cosa? Non ho risposte certe, anche perchè le domande sono assai gravi, pesanti, ricche di implicazioni e dunque non possono esaurirsi così, in una battuta o in un blog. Però ieri sera, a Bari, Aldo Ciccolini, 86 anni di età, nell’enorme Teatro Petruzzelli gremito all’inverosimile, ha suonato Mozart e Liszt (nemmeno un brano arcinoto, a parte l’ultimo movimento “alla Turca” della Sonata Kv 331). E il pubblico ha sorriso e pianto, e – ciascuno con i propri strumenti e la propria sensibilità – ha capito che stava ascoltando una voce di sconvolgente profondità, che gli parlava della vita e della morte, e che gli raccontava tutto con estrema, estrema chiarezza. No, non muore la musica, disse Toscanini ascoltando un giovane quartetto d’archi che sarebbe divenuto il Quartetto Italiano (evidentemente certi timori sono, come dire, di vecchia data). Oggi un segnale di ottimismo ci arriva da un vecchio signore di 86 anni. Per fortuna il talento, la poesia e l’intelligenza non hanno età.

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