Pussy Riot, il punk nell'era YouTube

Da misconosciute performer a star internazionali e icone della rivoluzione (non solo contro Putin)

Articolo
pop
Si erano esibite in concerti-lampo a Mosca: in metropolitana, nella Piazza Rossa, davanti a una prigione. Così, con il volto coperto da passamontagna coloratissimi, le giovani componenti della band punk femminista Pussy Riot avevano urlato il loro dissenso contro il regime autoritario di Vladimir Putin, che lo scorso marzo è stato eletto presidente per la terza volta in elezioni-farsa alle quali nessun candidato indipendente ha potuto partecipare.
"Putin se la sta facendo sotto", avevano cantato davanti alla Cattedrale di San Basilio, in Piazza Rossa, "Morte alle prigioni, libertà alle proteste", avevano urlato lo scorso dicembre dal tetto di un garage che si trova davanti a una prigione.



Il regime aveva apparentemente sopportato queste apparizioni delle Pussy Riot (anche in luoghi di solito proibiti per le esibizioni) e le clip postate su YouTube, però quei trenta secondi in cui sono salite sull'altare della Cattedrale del Cristo Salvatore, per inscenare la preghiera punk in cui chiedevano alla Vergine Maria di cacciare Putin, sono costati a tre di loro due anni di carcere per "teppismo" e "odio religioso". Così ha deciso il 17 agosto il tribunale Khamovnichesky di Mosca.



Per tre ore con tono monotono la giudice Marina Syrova ha letto i capi d'accusa contro Nadezhda Tolokonnikova, 22 anni, Yekaterina Samutsevich, 30 anni e Maria Alyokhina, 24 anni, che ascoltavano ammanettate, rinchiuse nel cosiddetto "acquario", la gabbia di vetro antiproiettile. Le giovani, assieme ad altre "due persone non ancora identificate", ha ricordato la giudice, la mattina del 21 febbraio sono entrate nella cattedrale più importante di Mosca sono salite sull'altare, e dopo essersi liberate degli indumenti invernali e aver infilato dei passamontagna colorati, hanno iniziato "a sferrare calci" in aria come se picchiassero "un nemico invisibile". Gli indumenti colorati delle giovani e quei movimenti troppo "aggressivi" avrebbero infatti offeso i sentimenti dei credenti ortodossi. Le parole "Vergine Maria, caccia Putin" avrebbero espresso solo "odio religioso". Non si trattava infatti di un processo politico, ha più volte ripetuto la Syrova, e le giovani venivano giudicate non per aver criticato Putin e il patriarca ortodosso Kirill, ma per le loro azioni "sacrileghe e blasfeme".

Le tre donne non sono state arrestate però dopo la bravata nella cattedrale, ma quando il video della canzone "Vergine Maria, caccia Putin", con gli spezzoni delle scene girate in chiesa, è comparso su YouTube. Il solo testimone credente ortodosso presentatosi in aula aveva visto le azioni delle donne su YouTube, e non in chiesa, ma si era sentito ugualmente offeso, ha detto. E poi munito di dizionario inglese-russo ha spiegato alla corte che la parola "pussy" nella lingua di Shakespeare ha un significato poco ortodosso. In aula si sono sentite parole come "demoni" e "inferno"; l'accusa ha persino chiesto ad un testimone se secondo lui le donne erano "possedute"; si è parlato di femminismo che a detta della giudice anche se non si trattava di un reato, era una pratica incompatibile con la religione ortodossa. Inoltre, in casa delle giovani, gli investigatori avevano trovato del materiale che "offendeva Dio".
Scene insomma degne di un romanzo di Bulgakov.
Per tre ore, le giovani hanno ascoltato capi d'imputazione sorridendo e sgranando gli occhi. Ad un certo punto il processo dell'assurdo è stato interrotto dalle note del nuovo singolo delle Pussy Riot "Putin accende il fuoco della rivoluzione". "Il Paese prende la strada con coraggio, il Paese dice addio al regime", hanno cantato le componenti ancora libere della band da un balcone di fronte al tribunale, mentre copie del cd sono state distribuite tra la folla che manifestava contro la condanna.



La Tolokonnikova -- con una maglietta blue con la scritta "No pasarán!" -- ha alzato le mani incatenate in segno di vittoria. In molti si sono mobilitati negli ultimi tempi per far liberare le ragazze in prigione da cinque mesi, nonostante due di loro abbiano figli piccoli: Madonna i Red Hot Chili Peppers, Sting, Franz Ferdinand, Björk, Paul McCartney, Vasco Rossi etc. [Il collettivo, dopo aver ringraziato per l'appoggio, ha però declinato l'invito ad esibirsi a fianco di Björk e Madonna: «Rifiutiamo di farlo nel sistema capitalistico, in concerti dove si vendono i biglietti»]- Madonna, in concerto a Mosca, ha indossato un passamontagna e si è impressa sulla schiena la scritta "Pussy Riot libere". La pop star ha poi affermato che le tre giovani stavano pagando un prezzo troppo alto per la loro azione. Putin, a Londra per le Olimpiadi, messo alle strette dal premier britannico e dal sindaco di Londra ha dichiarato che le donne «non dovevano essere punite troppo severamente». Un messaggio che il tribunale di Mosca ha subito ricevuto. Il procuratore, infatti, invece di chiedere sette anni di carcere per le giovani ne ha chiesti "solo" tre. «Le parole di Putin sono state tradotte in un verdetto che toglie due anni di libertà a persone innocenti», ha commentato l'avvocato delle Pussy Riot Mark Feygin, «Ma quale persona normale può dire che questa sia una condanna benevola?». «Putin ottiene sempre quello che vuole», ha invece tristemente commentato Piotr Verzilov, il marito della Tolokonnikova.
E questa band sconosciuta, che non ha mai inciso un disco e dalle performance postate su YouTube è difficile capire il livello di professionalità musicale, è stata acclamata dal critico Randall Robert sulle pagine del Los Angeles Times come «la più grande band punk rock del mondo al momento» proprio per il video che documenta l'esibizione in chiesa. Proteste in loro sostegno si sono tenute in diverse città del mondo da New York, a Vienna, a Milano migliaia di persone hanno chiesto a Mosca di rivedere questa sentenza troppo dura, basti pensare che un ex senatore della Kalmikia è stato condannato a quattro anni con la condizionale per aver violentato una donna e un campione di lotta libera a tre anni per aver ucciso con un pugno uno studente che si era avvicinato alla sua ragazza.
Per Amnesty International le giovani sono "prigioniere di coscienza". La band, nata nel settembre del 2011 dopo che il premier Putin aveva annunciato che si sarebbe ricandidato per la poltrona che aveva ricoperto dal 2000 al 2008, è ora diventata anche il simbolo di un movimento di protesta che conta decine di migliaia di persone. Il caso contro di loro, dicono a Mosca, sarebbe dovuto servire da monito per quelli che continuano a protestare contro il voto fraudolento del dicembre scorso, che ha visto il partito di Putin vincere nonostante il forte calo di consensi, e le presidenziali farsa di marzo. Secondo il blogger Aleksei Navalny, leader informale dell'opposizione, non ci sono dubbi: Putin ha personalmente orchestrato tutta la vicenda. «Sono in carcere per vendetta personale di Putin», ha detto Navalny, «Il verdetto è stato scritto da Putin».

La dura condanna alle Pussy Riot non sembra però avere gli effetti che il Cremlino avrebbe desiderato: l'opposizione russa si sta preparando a tornare in piazza per inaugurare una nuova stagione di proteste e questa volta le Pussy Riot saranno le eroine.

Se hai letto questo articolo, ti potrebbero interessare anche

pop

Mutiny in Heaven, diretto da Ian White, è il racconto sincero e senza sconti del primo gruppo di Nick Cave

pop

Il film Bob Marley: One Love del regista Reinaldo Marcus Green non riesce ad andare oltre gli stereotipi

pop

Let the Canary Sing è il biopic dedicato a Cyndi Lauper che apre Seeyousound X