Il Festival dell'Abbazia delle Dame nel cuore dell’Aquitania

Da Frescobaldi alla Perpetual Night dell'Ensemble Correspondances, dal 13 al 21 luglio

Abbaye aux dames
L'Abbaye aux Dames
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classica

L’Abbaye aux Dames di Saintes è una antica abbazia benedettina fondata nel 1047 nel sudest della Francia in Aquitania, ed è stato uno dei più importanti monasteri femminili della regione. Dopo i restauri avvenuti tra gli anni Settanta e Ottanta è divenuto la sede di un centro culturale che è considerato una cittadella musicale per le attività di formazione, creazione e di fruizione dell’arte sonora, e per il Festival che ha oltre quaranta anni di storia alle sue spalle.

La sua programmazione non è legata a un tema specifico, anche se i suoi concerti rivelano una particolare attenzione nei confronti della dimensione spirituale della creazione musicale. Non a caso Bach è sempre presente in ciascuna delle sue edizioni, e quest’anno si ascolteranno due concerti dedicata ad alcune sue cantate, eseguiti dall’ensemble Gli Angeli Génève diretto da Stephan MacLeod e due Messe brevi eseguite da Vox Luminis diretto da Lionel Meunier.

Il Festival si svolgerà dal 13 al 21 luglio con un ritmo medio di quattro eventi al giorno per un totale di ventinove concerti che abbracciano musiche che dal Rinascimento arrivano fino al Novecento. Il concerto inaugurale sarà eseguito dall’Ensemble Jupiter diretto da Thomas Dunford e sarà dedicato a concerti, sinfonie e arie di Vivaldi, mentre quello conclusivo è affidato alla Orchestre des Champs-Élysées diretta da Philippe Herreweghe che eseguirà la Quarta Sinfonia di Bruckner e i Wesendonck Lieder di Wagner.

In alcuni concerti passato e presente si incontreranno e si confronteranno come in quello del pianista Bruce Brubaker, che accosterà Glass e Riley ad alcune composizioni contenute nel Codex Faenza del XV secolo, una delle prime raccolte di musiche per strumento a tastiera della storia; o nel programma del clavicembalista Justin Taylor che eseguirà Scarlatti, Forqueray e Ligeti, o ancora nel programma del concerto dell’ensemble VOCES8 diretto da Barnaby Smith, intitolato Echoes in Time, che contiene musiche di Byrd, Mouton, Dove, Britten, Tavener, Machaut, Holst, Tallis e Pärt.

Anche il titolo del programma inglese proposto dall’Ensemble Correspondances, Perpetual Night, è molto affascinante e ce ne parla il suo direttore Sébastien Daucé.

Come è nato Perpetual Night?

«Dalla richiesta della casa discografica Harmonia Mundi che mi ha chiesto di preparare un recital. Io ho subito pensato alla straordinaria voce di Lucile Richardot, rispondendo che senza di lei non avrei accettato di realizzare un progetto simile. Si tratta di un contralto dalle grandi qualità vocali e dalla profonda intelligenza musicale ed è un onore lavorare con lei. Il titolo è preso da un verso di “Powerful Morpheus” di William Webb».

Il programma abbraccia essenzialmente il periodo che intercorre tra Dowland e Purcell.

«Si tratta di un periodo storico di grande instabilità nel quale dopo la guerra civile viene condannato a morte il re Carlo I, e si instaura il Protettorato di Cromwell. Tra Dowland e Purcell si conosce prevalentemente la musica strumentale inglese ma molto meno quella vocale. È in questo periodo che si sviluppano le prime forme di recitativo inglese, e alcune delle ayres suonano già come delle piccole scene d’opera, anche se isolate. Spesso si tratta di songs dalle melodie semplici ma efficaci e nelle delicate ornamentazioni e nelle diminuzioni si sente l’influenza francese delle airs de cour, ma si avvertono anche le influenze italiane dovute alla presenza di famiglie di musicisti che si stabilirono in Inghilterra mantenendo contatti con la madrepatria. In alcuni momenti sembra già di intravedere Purcell e le sue semiopere, e si comprende che la sua arte non viene dal nulla, ma da una tradizione preesistente. È come se si avvertisse una premonizione di quella che sarà l’opera inglese, perché alcune composizioni sembrano già predisposte verso le scene teatrali».

«In alcuni casi l’originalità delle melodie è tale che ci si chiede come siano state concepite, e si percepisce che l’arte della dissonanza nella musica inglese dell’epoca o molto diversa da quella italiana o francese. Se un giorno suoneremo Purcell, ora possiamo dire di avere le basi di quello che lo ha preceduto, e tra altre cose preparando questo programma mi è venuta voglia di lavorare su Matthew Locke, che è un compositore molto interessante».

Da queste musiche emerge il tratto della malinconia britannica.

«Al di là dei luoghi comuni credo che sia l’espressione di uno stato d’animo tipicamente inglese, ed è una fonte di ispirazione poiché a quell’epoca l’idea della bellezza era profondamente legata alla malinconia. Ma non bisogna dimenticare che c’è anche il brio e l’humour dei virginalisti».

Les surprises (foto A. Pialoux)
Les surprises (foto A. Pialoux)

Nel calendario del Festival c’è anche un concerto dedicato a Girolamo Frescobaldi, proposto dall’ensemble Le Banquet Céleste diretto dal controtenore Damien Guillon, a cui abbiamo rivolto alcune domande.

Lei è un frequentatore abituale del Festival di Saintes.

«Sono circa dieci anni che frequento Saintes. Ho cantato con il Collegium Vocale Ghent di Philippe Herreweghe, interpretando cantate e oratori di Bach, e poi ho creato il mio ensemble con il quale ho partecipato a diverse edizioni».

Cosa l’ha spinta a interpretare la musica vocale di Frescobaldi?

«Devo premettere che ho studiato per molti anni clavicembalo, suonando naturalmente anche le musiche di Frescobaldi, e a un certo punto ho avuto l’occasione di acquistare i libri delle sue arie, spinto dalla voglia di conoscere altri aspetti della sua opera. Ho cominciato a cantare da bambino in un coro a otto anni, ma parallelamente dovevamo studiare uno strumento e ho scelto l’organo, ma poi al Centre de Musique Baroque de Versailles mi sono dedicato anche al cembalo, anche se lo suono di rado in pubblico e solo qualche volta per il continuo».

La sua produzione vocale è molto meno nota di quella strumentale.

«I suoi madrigali sono poco noti in Francia, anche se esistono delle belle registrazioni, come quella di Concerto Italiano di Alessandrini. Nei suoi due libri mi ha colpito la varietà delle sue musiche, e i recitativi e i brani per tre voci maschili  sono più vicini ai madrigali, ma io ho scelto piuttosto le arie e i recitativi. Il genio di Monteverdi è tale da aver oggi messo in ombra quello di Frescobaldi, ma sappiamo che all’epoca era molto noto. Mi rendo conto che rispetto a Monteverdi la sua musica può suonare arcaica, ma si tratta di composizioni che lasciano molto spazio all’interprete sia a livello ritmico, sia per l’ornamentazione e la declamazione. Abbiamo lavorato molto su questo ultimo aspetto che richiede la massima cura. Mi interessa molto il confronto con Monteverdi, e trovo Frescobaldi molto espressivo sul piano delle armonie. Penso come punto di riferimento ad esempio alla sonata “Durezze e ligature”».

Il programma del Festival comprende anche conferenze, degustazioni e attività dedicate all’infanzia, oltre che la prima esecuzione in epoca moderna e in forma di concerto della pastorale eroica del 1697 Issée di André Cardinal Destouches che sarà interpretata dall’ensemble Les Surprises diretto da Louis-Noël Bestion de Camboulas.

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