Il cacciatore di canzoni

La vulnerabile forza di Bradford Cox dei Deerhunter: in uscita il nuovo disco

Articolo
pop

Deerhunter
Fading Frontier
4AD

L'influente webzine statunitense "Stereogum" sostiene che si tratta della "più grande band indie rock della sua generazione". Dunque il nuovo album dei Deerhunter - settimo della serie in un decennio d'attività - merita attenzione. Anche perché è un disco al quale Bradford Cox - voce e principale risorsa creativa del quartetto georgiano - ha lavorato dopo essere scampato a un brutto incidente (nel dicembre scorso è stato investito da un'auto mentre portava a spasso il cane). "Sono vivo / ma la fonte / non è attendibile", canta in "Breaker", languida ballata che in qualche modo definisce l'habitat sonoro dell'opera: un'interpretazione obliqua dei canoni pop, che sembra chiamare in causa Beck (nel funk riluttante di "Snakeskin", ad esempio) oppure gli Animal Collective (la visionaria psichedelia elettronica di "Ad Astra", oltre alla produzione di Ben H. Allen, impegnato spesso con la formazione newyorkese), tirando in ballo d'altra parte gli ospiti britannici reclutati nella circostanza, Tim Gane degli Stereolab (nella sognante "Duplex Planet") e James Cargill dei Broadcast (in "Take Care", una sorta di valzer avveniristico).



Se poi fa testo la mappa interattiva postata online dallo stesso Cox in cui sono indicati gli ascendenti che hanno influito sulla genesi di Fading Frontier (in ordine sparso: R.E.M., INXS, Tom Petty, Caetano Veloso, Al Green, James Ballard, Pablo Neruda, i film di Almodovar e Bresson, György Ligeti ...), il discorso si complica ancora. Nondimeno l'album è godibilissimo: senza dubbio il più "facile" realizzato finora dai Deerhunter, lontano dalle asprezze del precedente Monomania (2013) o dall'"ambient punk" - definizione loro - degli esordi, semmai prossimo piuttosto alle atmosfere oniriche di Halcyon Digest (2010) o Microcastle (2008). E in un certo senso avvera ciò che dice un verso dell'iniziale "All the Same": "Dovresti prendere le tue menomazioni / incanalarle e farle reagire / finché diventano punti di forza". Cox, che dalla nascita soffre della sindrome di Marfan, lo afferma a ragion veduta.

Se hai letto questo articolo, ti potrebbero interessare anche

pop

Sufferah. Memoir of a Brixton Reggae Head è l'emozionante autobiografia dello scrittore londinese di origini giamaicane Alex Wheatle

pop

Mutiny in Heaven, diretto da Ian White, è il racconto sincero e senza sconti del primo gruppo di Nick Cave

pop

Il film Bob Marley: One Love del regista Reinaldo Marcus Green non riesce ad andare oltre gli stereotipi