Le due Didone

Paul Agnew e i suoi musicisti da Pavia a Ambronay

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Sabato 8 luglio nell'Aula Magna dello storico Collegio Ghislieri di Pavia si svolgerà l'ultimo evento della rassegna di musica antica Pavia Barocca (www.paviabarocca.it/concerti/abe17-agnew-didone) che rappresenta anche la tappa iniziale della tournée di ventuno giovani musicisti guidati da Paul Agnew, selezionati nell'ottobre dello scorso anno a Parigi e Basilea tra i settantotto aspiranti a far parte della Académie baroque européenne d’Ambronay (academie.ambronay.org) del 2017. Si tratta di nove cantanti e dodici strumentisti di età compresa tra i ventidue e i trent'anni, provenienti da otto differenti paesi. Fra di loro c'è una violinista ungherese, Kinga Ujszaszi, e un tiorbista che si definisce "anglo-croato-norvegese", Jadran Duncumb, che in duo con il nome di Repicco si erano già fatti notare nel Concorso di musica antica di York del 2013, e poi nel Festival d'Ambronay del 2015 ricevendo il sostegno del programma eeemerging (Ensembles Européens Emergents, eeemerging.eu) che è stato loro riconfermato fino al 2018.

Dopo questa prima e unica data italiana, il concerto dedicato all'opera di Purcell Dido and Aeneas e ad una parte della tragédie lyrique Didon di Henry Desmarest, verrà presentato in altri dieci festival o rassegne in Slovenia, Belgio, Francia, Portogallo e Svizzera fino al 25 luglio. I nove cantanti si erano già incontrati ad Ambronay nella terza settimana di aprile per iniziare a preparare il concerto, e in questi giorni tutti i musicisti stanno lavorando a Pavia con Agnew, a cui è stata affidata la direzione della ventiduesima edizione della Accademia, assistito dal soprano Sophie Daneman, dalla clavicembalista Marie Van Rhijn e dalla violinista Tami Troman. A testimoniare quanto siano importanti esperienze di questo tipo per dei giovani musicisti, va ricordato che la Daneman all'inizio della sua carriera era stata selezionata per interpretare il ruolo di Belinda nella edizione del 1995 diretta da Christophe Coin, mentre iniziava la sua collaborazione con l'ensemble Les Arts Florissantes, al quale è legato anche Agnew che oggi ne è il co-direttore a fianco del fondatore William Christie.

Paul Agnew, cantante e direttore di origine scozzese, in un francese impeccabile esprime tutto il piacere e l’entusiasmo di questo lavoro di formazione, e questo termine ritorna spesso nel corso della conversazione nella quale racconta di questa esperienza che rappresenta e mette a confronto la musica inglese e quella francese della fine del Seicento.

Con la sua direzione lei cura non solo gli aspetti propriamente musicali ma anche quelli pedogogici e di “mise en espace”.

«Lavorare con giovani provenienti da diverse parti d’Europa è molto stimolante e l’aspetto pedagogico è fondamentale. Si tratta per prima cosa di immergersi in due mondi linguistici, poetici e musicali diversi, l’uno inglese e l’altro francese. Per quanto riguarda le due lingue, questo è il primo aspetto sul quale soffermarsi per comprendere il significato profondo di ogni parola e perfezionare la pronuncia. Per superare l’ovvietà della forma del puro concerto, e in mancanza di una vera e propria messa in scena è molto importante esaltare il carattere delle voci dei rispettivi personaggi, che devono essere delineati con molta cura. Il comportamento dei personaggi “cattivi”, può essere suggerito anche attraverso i movimenti informali che aiuteranno la fantasia degli spettatori a calarsi nell’immaginario barocco. Anche i musicisti devono ascoltarsi e interagire per arrivare ad avere una immagine sonora uniforme e trovare il suono giusto per ciascuna delle due opere. La tecnica orchestrale è molto diversa da quella solistica e richiede una disciplina e un affiatamento che va trovato in poco tempo, visto che i musicisti arrivati per lavorare insieme non si conoscevano prima dell’inizio delle prove»

. Si dice che la musica inglese della seconda metà del Seicento sia stata influenzata da quella francese e dunque questo dovrebbe emergere dal confronto tra la Didone di Purcell e quella di Desmarest.

«Anche se cronologicamente molto vicine le due opere sono diverse, e per ciascuna si deve individuare la giusta chiave di interpretazione per metterne in risalto lo stile. Mentre l’opera di Purcell è molto nota, quella di Desmarest è quasi sconosciuta. Credo sia stata rappresentata solo una volta in epoca moderna. Il re d’Inghilterra Carlo II era cugino del re di Francia Luigi XIV, ed essendogli vissuto vicino in gioventù, aveva sviluppato un gusto musicale orientato dallo stile imperante nell’orbita della sua corte, che poi cercò di riprodurre al suo rientro in patria alla fine del Protettorato cromwelliano. È molto interessante vedere in che modo si rispecchiano e in cosa differiscono le due opere».

Come sta procedendo questa esperienza a Pavia?

«Molto bene. È un lavoro molto affascinante, perché in poco tempo bisogna costruire uno spirito di equipe tra persone che vengono da differenti paesi. Bisogna stabilire un legame di amicizia e di rispetto reciproco per stimolare la voglia di lavorare insieme, con generosità, perché ognuno possa esprimersi in armonia con gli altri. Anche per questo nel corso della tournée i cantanti si alterneranno nell’interpretare i ruoli principali e secondari, in modo che ognuno possa cimentarsi sia con le parti più impegnative che con quelle più semplici delle due opere. Questi giovani non hanno molta esperienza e la tournée sarà una parte molto importante della loro formazione, perché ogni sera si esibiranno in una città diversa per cercare di dare il meglio di se stessi e di tutto il gruppo. È una esperienza faticosa ma molto bella».

Anche la responsabile del settore spettacoli dal vivo del Centre culturel de rencontre d’Ambronay (www.ambronay.org) Julie Robert, che si occupa della produzione e organizzazione della tournée, definisce positivamente il clima di lavoro che si vive nel Collegio Ghislieri di Pavia. «Il partenariato è iniziato nel 2011 e da allora, tranne che nel 2013, l’attività di formazione e preparazione e il primo concerto si sono svolti a Pavia. Siamo sempre stati accolti calorosamente e si lavora molto bene negli spazi messi a nostra disposizione».

Cosa è cambiato nel corso delle numerose edizioni della Accademia barocca?

«Quando il fondatore del Centro di Ambronay ha avuto l’idea di creare questa accademia nel 1993, non esistevano molte possibilità di studio e pratica della musica antica nei conservatori e negli altri centri di istruzione, e nel corso del tempo questa iniziativa ha permesso a molti giovani musicisti di lavorare con importanti direttori d’orchestra e di formarsi e di avere l’opportunità di fare concerti in luoghi e paesi diversi. Alcuni di loro hanno intrapreso delle carriere di successo ed oggi sono piuttosto famosi. Nei primi anni venivano allestite opere con scene e costumi, ma poi nel corso del tempo non sempre è stato possibile per ragioni finanziarie, anche se ricordo l’allestimento dell’Orfeo di Monteverdi del 2013, e la quantità delle persone coinvolte, come una delle imprese più complesse della storia della Accademia. In ogni caso questa rimane sempre una straordinaria opportunità di formazione per i musicisti delle nuove generazioni e anche quest’anno il gruppo è costituito da talenti che mostrano buone potenzialità».

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