Beethoven il musicista

Il libro di Lewis Lockwood sulle sinfonie di Beethoven in italiano, per EDT

Articolo
classica

Lewis Lockwood Le Sinfonie di Beethoven. Una visione artistica Torino, EDT 2016, pag. XIV 238, € 24

Si potrebbe pensare che su Beethoven sia già stato detto tutto, ma non si può fare a meno di tornare a riflettere sulla sua musica. E se c'è qualcuno che si può permettere di scrivere ancora sulle sue sinfonie, questi è l'ottantasettenne Lewis Lockwood, studioso beethoveniano di fama mondiale, già professore a Princeton e Harvard e ora direttore del Center for Beethoven Research dell'Università di Boston.

Lockwood rappresenta dunque il meglio della cultura universitaria della East Coast, e affronta il suo oggetto di studio con mentalità tipicamente anglosassone, cioè in modo diretto, pragmatico, senza fronzoli e soprattutto senza sovrastrutture filosofiche e politiche. È indubbiamente questa la ragione per cui soltanto alcuni testi tedeschi figurano nella vasta bibliografia di questo libro: per fare un esempio, Adorno è citato una sola volta, e anche in quel caso Lockwood fa capire che le sue opinioni non collimano con quelle del filosofo tedesco. Non è d'accordo neanche con Dalhaus, che considera i fatti della vita di Beethoven sostanzialmente irrilevanti per il suo lavoro.

Lockwood non abbraccia una scuola o un pensiero critico rigidi come quelli dei due studiosi tedeschi, ma ha una posizione più eclettica e crede che molti fattori debbano essere considerati quando ci si approccia a capolavori di tale rilevanza. Tuttavia la sua attenzione si concentra soprattutto sulla musica e il suo discorso parte dalla musica: precisamente dall'esame degli schizzi preparatori delle sinfonie, che rappresentano l'ultima frontiera degli studi beethoveniani, in quanto soltanto negli ultimi anni si è cominciato ad affrontare in modo sistematico i quaderni di appunti di Beethoven, e a tutt'oggi ne è stato pubblicato appena il venti per cento.

Questo materiale offre spunti interessantissimi per capire la genesi e il significato delle nove sinfonie, ma è difficilmente accessibile e di ardua decifrazione. Lockwood riesce a renderlo comprensibile anche a chi abbia poca dimestichezza con il pentagramma, e per questo limita all'indispensabile gli esempi musicali: chi vuole può reperirli sul sito www.musicexamples.com (non "musicalexamples.com", come erroneamente stampato nel libro).

Proprio perché gli interessano innanzitutto le caratteristiche puramente musicali di questi nove capolavori, Lockwood dedica alla Quarta e all'Ottava altrettanta attenzione che alla Terza, alla Quinta e alla Nona, e dimostra che quelle due sinfonie, sempre un po' trascurate perché non eroiche e titaniche, non sono inferiori alle altre quanto a valore musicale.

Ci fa così ricordare un fatto che talvolta si tende a dimenticare: cioè che Beethoven è inanzitutto un grande e geniale musicista, anche a prescindere dalla sua volontà di aprire nuovi orizzonti alla sinfonia e di farne il veicolo per lanciare all'umanità messaggi di valore universale.

Ma – sia ben chiaro – Lockwood non trascura il contesto biografico e storico in cui questa musica è nata e soprattutto non ignora i valori morali, etici, umanitari che Beethoven voleva trasmettere, e che sono ciò che ha reso queste sinfonie un pilastro della civiltà non solo occidentale ma universale e le ha fatte ammirare anche da un pubblico vastissimo, generalmente non interessato alla musica classica. Del contenuto di questa musica Lockwood dice esattamente quel che è utile e necessario, senza dare spazio a opinioni soggettive e impressioni incontrollabili: infatti nel suo discorso scarseggiano gli aggettivi roboanti e suggestivi, e ciò è evidentemente un dato positivo. Che non sottovaluti il messaggio morale delle sinfonie di Beethoven è dimostrato anche dal fatto che abbia voluto dedicare l'epilogo del suo libro al ricordo dell'esecuzione della Quinta nel 1942, in una situazione a dir poco drammatica, davanti agli ebrei rinchiusi nel ghetto di Varsavia.

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