Salti generazionali

Il duo fra Paride Peddio e Jonathan Della Marianna alle prese con la tradizione della Sardegna

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Paride Peddio / Jonathan Della Marianna
Brinca
BrincMus / Felmay

Bella cosa, quando la catena generazionale funziona come un meccanismo di precisione, e quanto arriva dalle nostre spalle si indirizza davanti, verso un futuro un po’ meno incerto. Con tutti gli aggiustamenti del caso, sia chiaro, perché – come insegnano gli antropologi – ben poche cose sono meno tradizionali della tradizione. Però è vero che le musiche “formulaiche”, come dice invece chi pratica la popular music, riescono a preservare e tramandare un nocciolo duro di note imprescindibili che ci “devono” essere, pena la non riconoscibilità del plasmato sonoro.

E allora qui, in questo nuovo progetto di Jonathan Della Marianna e Paride Peddio, rispettivamente impegnati a sulittus, launeddas, darbuka, triangolo, trunfa, e voce il primo, organetto diatonico il secondo, di riconoscibilità sonora ce n’è in abbondanza. Nel segno della più deflagrante, incendiaria miscela sonora essenzialmente da danza che sia arrivata in tempi recenti dalla terra di Sardegna. Peddio è di Desulo, Nuoro, Della Marianna di Escalaplano, Cagliari: entrambi padroneggiano una tecnica strumentale che, a dispetto della giovane età, li fa letteralmente volare con le dita sui loro strumenti, come da precisi insegnamenti dei maestri. Proponendo un pressante invito al ballo: e Brinca sta appunto per “salta!”, caratteristica dei balli “di tradizione”.

La scelta è stata saggiamente orientata per un suono puramente acustico, molta cura riservata agli ospiti per le parti vocali, dal sapore incantevolmente atavico: la prima menzione va per una strepitosa Elena Ledda, che sfodera il velluto scuro dei suo armonici vibranti, la seconda per Beppe Dettori, che molti ricorderanno in Tanca Ruja e Tazenda. Ma negli altri brani trovate il fascino di “nuove” antiche voci, se ci passate la contraddizione solo apparente: quella di Federico Chiara, gran esecutore di ballo cantato, e indiavolato armonicista, e quella di Carlo Crisponi. Davide Pudda, specialista di chitarra sarda aggiunge tocchi virtuosistici sul tipico “Canto in re sardo”, danzando sulle corde con grazia affollettata. Un gran disco, insomma, che mette addosso una motivata allegria.

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