Expo che suona

Tra un anno esatto, il 1° maggio 2015, aprirà a Milano Expo 2015. I venti milioni di visitatori previsti che tipo di offerta culturale troveranno? Sono già pronti i cartelloni di Milano, Torino e Venezia, e anche i Conservatori italiani saranno in vetrina

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Manca un anno esatto al taglio del nastro: il 1° maggio 2015 aprirà a Milano l'Expo 2015: sei mesi di Esposizione Universale fino al 31 ottobre, tema: "Nutrire il pianeta. Energia per la vita". Un'occasione per Milano, un'occasione per l'Italia: 137 le nazioni partecipanti, tra i quattordici e i venti milioni di visitatori previsti da tutto il mondo, pronti a scarpinare tra i padiglioni e anche pronti a visitare città, musei, mostre, luoghi storici, teatri e sale da concerto? La cultura e la musica italiane avranno un ruolo accanto alle manifestazioni dell'Expo?

Lo slogan del palinsesto culturale milanese è "A place to BE", un programma che per sei mesi coinvolgerà le istituzioni milanesi nel nome di arte, libri, musica... Per ogni mese è stata scelta un'icona/tema che si rifà a un quadro custodito nei musei milanesi: si comincia con Il quarto stato di Pellizza da Volpedo (BEginning) per maggio 2015, poi Il bacio di Francesco Hayez (BEloved), Lo sposalizio della vergine di Raffaello (BElong), La pietà Rondanini di Michelangelo (BEside), Concetto spaziale di Lucio Fontana (BEyond), per chiudere a ottobre con L'ultima cena di Leonardo (BElive): proprio a Leonardo verrà dedicata una grande mostra a Palazzo Reale che aprirà il 15 aprile 2015 (data di nascita di Leonardo). L'intero programma verrà presentato il 1° ottobre, mentre a maggio si aprirà davanti al Castello Sforzesco l'Expo Gate, la porta "cittadina" sull'Esposizione.

Nell'immaginario collettivo le Esposizioni Internazionali sono legate all'Ottocento dei grandi padiglioni, alle grandi costruzioni che poi venivano per lo più distrutte: anche la Tour Eiffel doveva fare quella brutta fine... Filippo Del Corno è compositore e assessore alla Cultura del Comune di Milano: cosa vorrebbe rimanesse di Expo 2015? «Secondo me bisogna uscire dalla logica novecentesca secondo la quale si pensava che a iniziative come queste dovesse corrispondere un'eredità materiale. Io auspico che dell'Expo 2015 rimangano soprattutto due cose sostenibili e "immateriali". La prima è il Protocollo di Milano, cioè un documento condiviso da tutti i Paesi partecipanti all'Expo sul tema della sostenibilità della produzione della filiera agro-alimentare come fondamento stesso della sostenibilità ambientale del pianeta; che ci si ricordi insomma che a Milano nel 2015 si è capito che nutrire il pianeta si può soltanto se si considerano i margini della sostenibiltà di questo processo. La seconda eredità immateriale è legata alla città e alla concretezza dell'essere riusciti a fare sistema. In questa occasione, fin all'inizio, abbiamo avuto un approccio sistemico: creare allenze, individuare obiettivi condivisi evita duplicazioni, annulla la competizione e crea la coopetizione. Creare uno strumento tecnico come un palinsesto comune vuol dire fare in modo che tutte le istituzioni culturali possano partecipare a "Expo in città" che presenteremo a maggio: è un cartellone inclusivo, fortemente multidisciplinare dove dialogano istituzioni grandi e piccole, il pubblico e il privato, miscelando linguaggi diversi».

La musica contemporanea è uno dei punti forti del cartellone culturale milanese. «Anche questa è la dimostrazione dell'approccio sistemico, termine che preferisco al "fare sistema": ci siamo proposti come cabina di regia e abbiamo invitato tutte le istituzioni cittadine a riflettere e a mettere in relazione la creatività musicale con i temi che l'Expo propone. Bisogna stare molto attenti alla versione caricaturale che qualcuno sta cercando di trasmettere, quella "dell'Expo della cucina"! Non è così! Il tema è la sostenibilità della produzione alimentare, il cibo come storia, tradizioni, pratiche diverse. Per questo l'elemento tematico diventa uno stimolatore molto forte che permette un confronto con la creatività musicale. Alla Scala ci sarà la prima di C02, l'opera di Giorgio Battistelli basata su An inconvenient truth di Al Gore che si occupa proprio dell'impatto ambientale, e avrà tutto il peso che ha una prima assoluta alla Scala. Giovanni Sollima scriverà un brano per violoncello e orchestra per l'Orchestra dei Pomeriggi Musicali e quella musica diventerà il logo sonoro dell'Expo, così come quello disegnato da Pitis sarà il nostro logo grafico. Il logo sonoro sarà il nostro identificativo, presente in tutte le nostre comunicazioni. Su un tema molto importante, l'acqua, sta lavorando Fabio Vacchi nell'ambito della sua residenza all'Orchestra Verdi: Vacchi scriverà un melologo su testo di Michele Serra e questo progetto attraverserà tuttà la città in un progetto che stiamo ancora costruendo. Matteo Franceschini ha scritto per l'AsLiCo Milo e Maya e questo ci dà una prospettiva nuova perché è rivolto alle nuove generazioni [ne parliamo nel box a pagina 5]. Mentre una straordinaria mappatura dello stato della musica contemporanea sarà quello che si farà al Padiglione Italia con il Concorso realizzato in collaborazione tra Comune, Divertimento Ensemble e Sentieri Selvaggi: questo concorso si propone di raccontare la geografia stessa della creatività musicale delle ultime generazioni sparse per tutto il pianeta [ne parliamo nel box qui sotto]. Sono certo che sto dimenticando qualcosa... ma le principali le ho dette. Ecco, sarebbe bello che la Rai raccogliesse, registrasse e documentasse questa esplosione musicale che accadrà a Milano per poterla conservare e riascoltare».

C'è molta attenzione anche per i bambini. «Da alcuni anni molte istituzioni musicali della città hanno programmi dedicati ad avvicinare i bambini alla musica. Quest'anno con la Filarmonica della Scala c'è la quarta edizione del progetto "Sound, Music!" che culminerà proprio a maggio con l'esecuzione della Sagra della primavera alla Fabbrica del Vapore. Quindi l'Expo potenzierà questa progettualità con due luoghi straordinari: all'Expo un sito specifico dedicato all'Infanzia e in città al MUBA, il Museo dei Bambini di Milano alla Rotonda di via Besana, con una serie di iniziative pensate appositamente per i bambini. Vorrei aggiungere che l'intenzione è quella di coinvolgere tutta la città e quindi ci saranno tappe di avvicinamento all'Expo già da quest'anno, ad esempio a novembre ci sarà la mostra "Food, dal seme al piatto" che avrà un approccio scientifico, e allo stesso tempo una volontà divulgativa per i bambini, su tutta la filiera agro-alimentare».

Anche Torino e Venezia hanno già presentato un cartellone culturale per l'Expo. «L'asse Torino-Milano-Venezia è fondamentale; non dimenticherei il fatto che sono le uniche tre città che hanno tre fondazioni liriche che hanno sanità di gestione e non hanno chiesto aiuti economici. Io credo sia fondamentale che si capisca che l'Expo è un'occasione per raccontare tutta l'Italia: Milano fa da traino ma la scommessa che stiamo giocando ce la giochiamo per tutto il Paese. Torino è molto vicina a Milano nel sentire e nel costruire e come città ha dimostrato che fare sistema è qualcosa di più di un mantra da ripetere: è una pratica concreta. C'è già una lunga storia di collaborazione con un festival come MITO Settembre Musica che nel 2015 non sarà "speciale" perché c'è l'Expo: MITO è speciale tutti gli anni! Certo in quell'occasione avrà una platea più ricca e articolata grazie all'Expo. Io penso che sempre più le città italiane dovrebbero utilizzare lo stimolo delle amministrazioni per pensare all'area metropolitana come a un'occasione per ripensare la propria identità anche dal punto di vista della proposta culturale. A Milano la cultura diffusa sarà un elemento centrale per Expo 2015. Book City negli scorsi anni è stata la dimostrazione di come si può irrorare l'intero tessuto urbano nel nome del libro. Il futuro sono le aree metropolitane, lo dimostrano tutti gli studi europei che le considerano i grandi centri di sviluppo per il futuro. Quindi è molto positivo che tre grandi aree metropolitane del Nord, Torino-Milano-Venezia collaborino e possano ulteriormente stringere i loro rapporti».

C'è un budget specifico per il cartellone culturale dell'Expo? «Al momento non c'è uno stanziamento specifico. Sulla base delle adesioni che le istituzioni culturali milanesi hanno dato al progetto stiamo cercando di creare una dotazione di finanziamenti di partner privati che aiutino specifici progetti. Mi aspetto che il Ministero per i beni e le attività culturali destini un finanziamento speciale (extra Fondo Unico dello Spettacolo) alle istituzioni della Città e della Regione per il 2015. Nel dicembre scorso Cristina Cappellini, assessore alla Cultura delle Regione, e io incontrammo l'allora Ministro Bray; adesso riproporremo la stessa urgenza al Ministro Franceschini. Stante il fatto che il Fus va riequilibrato perché è punitivo per Milano e la Lombardia, per i progetti dell'Expo ci vuole una dotazione speciale, se no molte di queste iniziative arriveranno con il fiato corto, il che sarebbe un vero peccato».

Allora anche nel 2015 l'Esposizione Universale ha ancora un senso? «Certo che ha un senso! Ne è testimonianza il fatto che per le prossime edizioni sono in lizza città di Paesi delle economie emergenti che la vivono come un'occasione di sviluppo. Il fatto che Milano si sia aggiudicata l'edizione 2015 con un tema così rilevante per il pianeta mi sembra un'opportunità straordinaria. Io forse sono un po' di parte, ma sono sempre stato Expo-entusiasta e sono anche Expo-ottimista per quello che sta nascendo adesso: credo che saranno sei mesi davvero speciali per Milano e per tutta l'Italia».

Gli altri articoli sull'Expo li trovate nel numero in edicola Maggio

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