Nunes, che spazializzava il suono

Un ricordo del compositore portoghese

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classica
Il 2 settembre 2012 si è spento, in un ospedale di Parigi, Emmanuel Nunes. Aveva 71 anni, e da tempo soffriva di una grave malattia neurologica. Nelle sue ultime apparizioni pubbliche si muoveva barcollante, emaciato, ma senza mai perdere lo spirito arguto, l'ottimismo, il gusto per le sfide, la curiosità per il nuovo. Ricordava il mondo del teatro che lo avevano attratto da piccolo, nella natia Lisbona, le opere come Hänsel e Gretel, il Wozzeck, il Pelléas, ma anche gli spettacoli di circo del Coliseu dos Recreios. Poi erano venuti gli studi di composizione all'Academia de Amadores de Música, sotto la guida di Francine Benoît, e quelli di filologia greca e tedesca all'Università. A 23 anni era fuggito dalla dittatura di Salazar e dalla letargia culturale del suo Paese, per trasferirsi a Parigi. Aveva frequentato i Ferienkurse di Darmstadt, con Pierre Boulez e Henri Pousseur, aveva studiato a Colonia con Karlheinz Stockhausen e Jaap Speck, si era laureato in musicologia alla Sorbonne con una tesi in musicologia su Anton Webern.

Nella definizione del suo linguaggio musicale, complesso ma pieno di seduzioni, ha dedicato una particolare attenzione ai problemi di fonetica e di semiologia, e alla ricerca sullo spazio acustico e sulla percezione del suono. Dopo i primi lavori cameristici, legati alla riflessione sulla forma aperta, ad esempio Degrés (1965) per trio d'archi, i due quaderni delle Litanies du feu et de la mer (1969 e 1971) per pianoforte, Impromptu pour un voyage I (1973) per quattro strumenti, Nunes ha scoperto le infinite possibilità della musica elettroacustica, anche stimolato dall'analisi di Momente di Stockhausen. A partire dalla prima versione di The Blending Season (1973), per quattro strumenti ed elettronica, e da Fermata (1973) per orchestra e nastro magnetico, il compositore portoghese ha cercato di creare un uovo tipo di discorso musicale, basato su caleidoscopici intrecci contrappuntistici, su sviluppi organici della materia sonora, su un movimento continuo delle sue componenti interne, su articolazioni formali elaborate e spesso di ampio respiro, dove l'elettronica serviva a dare concretezza e vitalità al suono strumentale. Gli stessi caratteri si ritrovano nella musica per orchestra, ad esempio in Seuils (1978) o in Stretti (1983), dove in più la musica acquista la "rugosità" e il peso di grandi megaliti sonori, e dove la dimensione dello spazio acustico viene spesso sottolineata dalla proliferazione degli elementi concertanti, come dimostrano Chessed II (1979) per 16 solisti e orchestra, o le 38 Sequencias (1982) per clarinetto, due vibrafoni, violino e orchestra, o ancora Quodlibet (1991) pezzo per 6 percussioni, 28 strumenti e orchestra, progettato per l'acustica dell'amato Coliseu dos Recreios. Summa della ricerca sulla spazializzazione del suono, Quodlibet rappresenta quasi il manifesto di quella che Nunes definiva la «poetica della distanza», basata su un complesso gioco di traiettorie sonore determinate da una serie di coppie di opposti (lontano-vicino, permanenza-mobilità, reiterazione-mutamento, simultaneità-successione ecc.) e da sorgenti sonore differenziate. E il risultato è un lavoro di grande impatto sonoro, per la varietà dei materiali utilizzati, e per la dislocazione dei gruppi strumentali all'interno della sala - suddivisi in gruppi "immobili" (orchestra di 45 strumenti; 7 strumenti solisti), "semi-mobili" (6 percussioni) e "mobili" (21 strumenti solisti) - che generano un gioco di infinite gradazioni timbriche, e un'incessante oscillazione delle armonie.

Altra summa delle ricerche musicali di Nunes è l'opera Das Märchen, la sua unica opera, commissionata dal Teatro Nacional de São Carlos, dove è stata messa in scena nel gennaio del 2008. Tratta dalla enigmatica Favola di Goethe, ragnatela di allegorie e simboli esoterici, è diventata un'opera faraonica, per il dispiego dei mezzi musicali (cantanti solisti, coro, attori, ballerini, ensemble strumentale, orchestra, elettronica), per la complessità della drammaturgia, con i personaggi moltiplicati tra cantanti, attori e danzatori. L'effetto complessivo di saturazione appannava ma non cancellava le finezze della scrittura strumentale, le armonie iridescenti, gli elementi di seduzione della scrittura vocale, costantemente giocata sui concertati, eterofonie, colorature, sottili combinazioni di parlato e cantato.

Per la sua attività di compositore Nunes ha ricevuto numerosi e importanti riconoscimenti, come il premio dell'Unesco, il Prémio Pessoa, il titolo di Comendador da Ordem de Santiago da Espeda della repubblica portoghese, ma ha avuto anche un ruolo fondamentale come didatta, nella formazione di un'intera generazione di compositori: negli anni 80 ha insegnato alla Fondation Gulbenkian di Lisbona, alla Harvard University, ai corsi di Darmstadt, alla Musikhochschule di Friburgo; dal 1992 al 2006 è stato professore di composizione al Conservatoire national supérieur de musique di Parigi. Anche per questo il mondo musicale di Parigi lo ricorda come un pezzo della propria storia, e l'Ircam gli dedicherà un concerto monografico il 23 marzo 2013.

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